“Il mito del tempo e le sue leggi”, aggiunse Teodoro, “sono state portate in essere dagli arconti che vogliono che tutto sia misurabile, prevedibile, calcolabile, governabile”.
“Quando regnavano i titani, gli umani, come i naga, si lasciavano guidare dall’istinto, non credevano nel tempo lineare, non avevano un inizio e una fine”. “Ognuno esisteva nei sogni dei propri antenati perché gli avi potevano vederlo; infatti, avevano aperto l’occhio centrale, lo sguardo interno, e ognuno continuava a esistere attraverso le idee che ispirava a chi veniva dopo di lui”.
“Nessuno mai nasceva, poiché esisteva da sempre negli occhi di chi l’aveva preceduto e ardentemente voluto, e nessuno mai moriva, poiché esisteva per coloro che gli succedevano e prendevano in eredità il suo o ideale, la sua missione, costoro lo vedevano con l’occhio centrale”.
“Insomma, ciascuno era un’immagine eterna, sempre visibile e sempre invisibile simultaneamente”. “Semplicemente cambiava forma, ma era sempre qui: mai nato, mai morto, mai reale, mai irreale”.
Selene Calloni Williams, Lo Zen e l’arte della ribellione
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